Abbiamo deciso di rifinanziare per i prossimi 3 anni la nostra Legge regionale ‘Cittadinanza di genere’, la legge 16/2009, con oltre 5.7 milioni di euro del Fondo Sociale Europeo 21-27 destinati alle Province toscane, che dovranno presentare un progetto territoriale.
È una scelta politica precisa, che sono orgogliosa di annunciare proprio l’8 marzo.
Mettiamo in campo un bando triennale, finanziato con risorse cospicue, per assicurare ancora più forza e continuità a un impegno che riteniamo centrale. Ce lo eravamo presi in questa legislatura: tornare a rifinanziare la nostra Legge regionale e farlo in maniera strutturale, dopo che nella precedente legislatura non eravamo più riusciti a garantire finanziati adeguati per questa Legge.
Siamo partiti con un bando sperimentale nel 2022 che ha dato ottimi risultati; in quel caso avevamo stanziato 800mila euro per un anno.
Adesso ne investiamo più del doppio per tre anni.
Concentriamo l’utilizzo di queste risorse su due tipologie di attività che riteniamo strategiche:
– elaborazione di bilanci di genere da parte di Province, Città Metropolitana e Comuni, allo scopo di analizzare l’impatto delle politiche pubbliche sulla qualità della vita di cittadine e cittadini in un’ottica di promozione dell’uguaglianza di genere;
– attività di sensibilizzazione per promuovere, a partire dalle scuole e dai servizi educativi, la
cultura del rispetto e della parità, destrutturando gli stereotipi di genere che sono alla base di
disuguaglianze e discriminazioni, della non equa distribuzione del tempo di cura, fino al
drammatico fenomeno della violenza contro le donne. Abbiamo indicato questa seconda azione come obbligatoria per ottenere il finanziamento.
Anche questa è una chiara scelta politica. Negli scorsi mesi, a seguito dell’ennesimo (e purtroppo non ultimo) femminicidio, si è innescato un dibattito sull’educazione all’affettività nelle scuole. Non credo assolutamente che la proposta del Governo nazionale sia sufficiente: non basta prevedere percorsi educativi extra-curriculari facoltativi destinati alle sole scuole secondarie di secondo grado. Serve un impegno strutturale che coinvolga tutte le scuole di ogni ordine e grado e anche i servizi educativi per l’infanzia.
In Toscana vogliamo convintamente fare la nostra parte per promuovere un cambiamento culturale sempre più urgente e necessario.