Nel 2023, in Toscana, si sono registrati ancora 6 femminicidi, che hanno fatto salire il bilancio degli ultimi 17 anni a 140. Non solo: sono oltre 4.500 le donne che in un anno si sono rivolte a un Centro antiviolenza, sfiorano i 2.000 in un anno gli accessi in codice rosa al pronto soccorso per maltrattamenti.

Sono alcuni dei dati del XVI Rapporto sulla violenza di genere in Toscana, realizzato dall’Osservatorio regionale, che abbiamo presentato oggi.

I dati ci dicono che questo terribile fenomeno continua a crescere e che vanno quindi moltiplicati gli sforzi per contrastarlo e prevenirlo.

Non si tratta di un fenomeno emergenziale, ma strutturale, e non è legato all’immigrazione, come vorrebbe farci credere il Governo. È infatti un fenomeno trasversale e culturale, che affonda le proprie radici nelle disuguaglianze storiche tra donne e uomini e nella cultura patriarcale. Serve agire su due fronti. Primo: sostenere le donne, le loro figlie e i loro figli, nei percorsi di uscita dalla violenza con la rete territoriale di cui sono fulcro i Centri antiviolenza. Secondo: prevenire il fenomeno costruendo una cultura della parità e del rispetto, educando a tutte le differenze e sradicando stereotipi e retaggi fin dalle scuole di ogni ordine e grado, addirittura dai nidi.

Durante la presentazione, ho voluto ricordare alcune importanti misure concrete attivate come Regione Toscana, tra cui il bando da 3.5 milioni che vede in collaborazione centri antiviolenza e centri per l’impiego per favorire l’indipendenza economica e lavorativa delle donne, i percorsi educativi dentro i PEZ-Progetti Educativi Zonali, il rifinanziamento della Legge 16/2009 sulla Cittadinanza di genere con cui abbiamo avviato percorsi di sensibilizzazione nelle scuole e sui territori.

Insieme possiamo e dobbiamo debellare questo terrificante fenomeno e fermare questa strage.