Il primo braccio da disarmare per fermare la violenza di genere è quello del patriarcato, della cultura che considera noi donne subalterne agli uomini, dell’idea che siamo oggetti nella piena disponibilità, da usare per soddisfare il piacere.
Va fatto urgentemente e va fatto fin dalle scuole, anzi, occorre partire dai nidi.
O si capisce questo o quel braccio armato continuerà a discriminare, perseguitare, picchiare, violentare, uccidere.
Serve fare rumore, tanto, soprattutto di fronte a un Governo che nega il problema e sostiene che il patriarcato non esiste, che la violenza sulle donne è una questione legata all’immigrazione.
Noi invece pretendiamo quel cambiamento culturale, altrimenti questa strage non sarà fermata. È esattamente quello che abbiamo chiesto oggi in piazza, insieme alla Casa della Donna.
Per ognuna di noi che non c’è più, per le donne che vivono in parti del mondo dove ci sono guerre e dove si negano diritti umani fondamentali, per le donne lesbiche e le donne trans, discriminate due volte, per le donne che, prima di noi, hanno lottato per i nostri diritti e le nostre libertà, per noi donne di oggi, sulle cui gambe continuano a camminare quelle lotte, per le bambine e le ragazze che meritano di vivere in un presente e in un futuro liberi dalla violenza.