“Genova non ha scordato perché è difficile dimenticare, c’è traffico, mare e accento danzante e vicoli da camminare. La Lanterna impassibile guarda da secoli gli scogli e l’onda. Ritorna come sempre, quasi normale, piazza Alimonda.

RESTA, AMARA E INDELEBILE, LA TRACCIA APERTA DI UNA FERITA”

Francesco Guccini ha descritto con queste parole cosa accadde a Genova in quei maledetti giorni tra il 19 e il 22 luglio 2001. Quelli che oggi chiamiamo i fatti del G8. Quello che accadde alla scuola Diaz, in piazza Manin, alla caserma di Bolzaneto, in Piazza Alimonda, appunto.

Avevo 13 anni e ricordo benissimo le immagini alla TV, ricordo che chiesi a mio padre cosa stesse accadendo, ma ero ancora troppo piccola per capirlo fino in fondo.

“La più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale” la definì Amnesty International.

Parole purtroppo drammaticamente vere, che pesano come un macigno sulla storia recente del nostro Paese. Una vergogna indelebile.

Ricordare è un dovere. È necessario per impedire che possa accadere di nuovo.