“Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia”. È un potente ammonimento di Primo Levi e penso che sia la risposta più efficace alla domanda: “A cosa serve il Giorno della Memoria?”. A 78 anni dall’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, l’antisemitismo è debellato? Lo sono l’omofobia, l’odio verso rom, sinti, disabili, o c’è ancora chi viene considerato diverso e inferiore? Dopo quell’abisso così profondo, l’essere umano ha finalmente compreso l’orrore della guerra?Ecco perché è necessario il Giorno della Memoria.Ecco perché è necessario coinvolgere le scuole, come facciamo anche quest’anno in Toscana. C’erano centinaia di studentesse e studenti al Teatro La Compagnia di Firenze e centinaia di classi erano collegate in streaming. Ecco perché nelle testimonianze che si sono susseguite questa mattina sul palco, abbiamo voluto che fossero rappresentati tutte e tutti coloro che i nazisti, con la complicità dei fascisti, hanno deportato e sterminato: milioni di ebrei e, insieme a loro, oppositori politici, omosessuali, rom e sinti, disabili, internati militari. Anche oggi è stato intenso e commovente poter ascoltare direttamente dalle loro voci le testimonianze di Tatiana Bucci, deportata ad Auschwitz a sei anni assieme alla sorella Andra, al cuginetto e alla mamma, e Lidia Maksymowicz, la “bambina che non sapeva odiare”, sfuggita agli esperimenti di Mengele dopo aver fatto ingresso nella “baracca dei bambini” a nemmeno tre anni di età. Due donne straordinarie che hanno fatto della diffusione della Memoria una missione di vita. Sono passate quasi otto decadi, eppure leggiamo ancora notizie di giovani bullizzati, persone discriminate per la propria fede religiosa, la propria disabilità, il colore della propria pelle e la loro provenienza, il proprio orientamento sessuale o identità di genere.Nonostante tutto questo ho grande fiducia però nelle giovani generazioni e nel fatto che la tensione alla libertà e all’emancipazione siano più forti dell’oppressione e delle dittature, ma perché sia davvero così dobbiamo sempre ricordarci di appartenere alla comune famiglia umana ed essere vigili sui pericoli che corre il nostro convivere civile, i veleni che intossicano la nostra società, la propaganda xenofoba e antisemita che ancora circola, soprattutto nei meandri del web. Il Giorno della Memoria deve servire soprattutto a questo, a rinnovare quella promessa che l’umanità fece a se stessa dopo gli orrori del nazifascismo: mai più. Deve servire a confermare l’impegno a proteggere le democrazie che ci sono state consegnate da chi ha lottato per la libertà fino a sacrificare la vita e a sviluppare su di esse società fondate su uguaglianza, rispetto, pari opportunità, inclusione, non discriminazione.Di questa missione devono assolutamente essere protagoniste le giovani generazioni, che Liliana Segre in una lettera bellissima inviata a una bambina toscana ha definito “le sentinelle della Memoria”. Le ragazze e i ragazzi sono i custodi del futuro ed è sulle loro gambe che cammina quella promessa, quel “mai più”. Sono gli anticorpi che potranno finalmente annientare quell’infezione che serpeggia, così da evitare che possa tornare la peste.