Abbiamo presentato il nuovo rapporto IRPET sull’economia toscana, sulle prospettive e sui fattori di vulnerabilità. Partire dai dati e da un’analisi condivisa con le parti sociali è la strada maestra per mettere a terra azioni efficaci.

Nonostante molti fattori avversi, il nostro PIL regionale e i dati sull’occupazione continuano a crescere e questo ci conforta sulla bontà delle politiche di formazione e del lavoro che mettiamo in atto, ma non possiamo fare a meno di concentrarci sui fattori di vulnerabilità, che devono essere affrontati, anche e soprattutto a livello nazionale, per proteggere la nostra economia.

– Le guerre pesano sulla nostra economia e hanno evidenziato una dipendenza energetica, economica e di materie prime da altri Paesi che mostra una fragilità dell’economia italiana e ha ripercussioni anche su importanti comparti del settore produttivo toscano. È fondamentale lavorare su questo e far sì che l’Italia e l’Europa si adoperino per la pace, prima di tutto per ragioni umanitarie, ma anche di ricaduta economica.

– C’è un tema di denatalità che non può certo essere affrontato con la retorica e con i bonus, ma intervenendo sui fattori di scarsa occupazione giovanile e femminile, sull’introduzione del congedo parentale paritario obbligatorio e sul grande tema salariale nel nostro Paese, che porta tantissimi giovani a cercare lavoro all’estero, dove ci sono stipendi più alti e migliori strumenti di conciliazione. Come Regione Toscana investiamo tantissimo su questo, penso agli investimenti per garantire il diritto allo studio universitario che ci consente di attrarre tantissimi giorni da altre Regioni del Paese e da altri Paesi, agli investimenti su welfare e politiche educative come il progetto ‘Nidi gratis’. Si sente però il vuoto evidente di una riflessione e di interventi mirati in tal senso da parte del Governo, a partire dal gravissimo errore di contrastare la legge sul salario minimo.

– L’economia regionale è in crescita e ci sono settori in netto sviluppo, come quello turistico o farmaceutico, ma c’è una preoccupante riduzione dell’attività industriale, in particolare nel settore della moda, pelle, calzature e tessile. La situazione toscana si inserisce in un trend nazionale ed è frutto di fattori quali l’aumento dei costi di produzione e lo scenario geopolitico internazionale. Come Regione, abbiamo attivato un tavolo con le parti sociali e gli enti locali per monitorare la situazione, mettere in campo gli strumenti che le nostre competenze ci consentono e abbiamo chiesto al Governo un impegno concreto sugli ammortizzatori sociali per evitare i licenziamenti e la perdita di competenze.

Più in generale, ci adoperino costantemente nel seguire tutte le situazioni di crisi nel territorio toscano, ma è evidente che da anni manca una seria politica industriale nel nostro Paese e questo è un problema.

– C’è poi un altro aspetto: mentre a livello nazionale il Governo porta avanti la scelta, sbagliatissima, sull’autonomia differenziata, l’Italia si presenta sempre più frammentata e diseguale in termini di servizi e crescita, non solo fra le diverse Regioni del nostro Paese ma anche all’interno degli stessi territori regionali. In Toscana le aree interne e la Costa faticano di più della zona centrale, non a caso è sulla Costa che si concentrano le aree di crisi. Serve portare avanti con ancora più determinazione lo sforzo per far crescere la Toscana tutta, a partire dall’affrontare il tema infrastrutturale.

– Il rapporto, infine, ci dà uno spunto chiaro sui lavoratori migranti, evidenziandoli come essenziali per il nostro sistema economico-produttivo. È un dato che smonta anni di retorica leghista e impone la revisione netta delle politiche sui flussi migratori, ad oggi semplicemente criminalizzanti, lavorando invece sulla regolarizzazione e la formazione di chi arriva e ha il diritto di inserirsi in modo legale nel mondo lavoro, senza essere sfruttato come troppo spesso accade.

Su questi temi si orienterà il nostro impegno e la nostra azione di sollecitazione del Governo. Ci siamo dati un metodo, che non è solo forma ma anche sostanza: partire dai dati e nell’elaborazione delle politiche, concertare le misure con le parti sociali, dalle organizzazioni sindacali alle associazioni datoriali, passando per chi rappresenta le persone con disabilità, perché in Toscana il lavoro deve essere un diritto per tutte e tutti, non lasciando indietro nessuno.