I manifesti antiabortisti di Pro Vita e Famiglia, affissi a Pisa e in altri comuni della provincia, rappresentano ancora una volta un esempio di propaganda offensiva e colpevolizzante nei confronti delle donne, un attacco alla legge 194 sulla maternità consapevole, una forma di violenza psicologica.
Non si tratta di libertà di espressione, ma di chiedersi se è tollerabile che questi messaggi siano veicolati utilizzando perfino spazi di affissione pubblica, messaggi volti a minare l’autodeterminazione delle donne e un diritto faticosamente acquisito come quello all’interruzione volontaria di gravidanza e a decidere del proprio corpo. Per questo, credo che il sindaco di Pisa e i sindaci degli altri Comuni coinvolti dalle affissioni di questi manifesti dovrebbero rimuoverli, come richiesto anche dalle donne della CGIL e dello SPI e da altri esponenti politici locali. L’associazione in questione è nota per le sue aggressive campagne antiabortiste e per la crociata contro la cosiddetta ideologia gender, firmando in passato manifesti che ritraevano un bambino forzato a truccarsi.
Evidentemente, c’è chi decide di dedicare la propria vita a rovinare quella degli altri, attaccando libertà e diritti. Sono fermamente convinta che a disposizione di questa deprecabile missione non debbano assolutamente essere messi a disposizione gli spazi pubblici.