Prosegue il nostro viaggio ai campi di sterminio nazisti insieme all’ANED, con tantissime studentesse e tantissimi studenti. Questa mattina, a Ebensee, abbiamo visitato uno dei più importanti sottocampi del campo di concentramento di Mauthausen.

Voluto da Hitler nel ’43 per la produzione di missili balistici, fu luogo di deportazione e sfruttamento di oltre 27.000 persone. I prigionieri, ai lavori forzati, erano infatti impiegati nello scavo delle gallerie per la collocazione delle officine. Morirono qui, in condizioni disumane, oltre 8.000 persone. A Ebensee furono deportati 955 italiani, 552 di loro morirono nel campo.

Abbiamo potuto ascoltare la testimonianza di Riccardo Pierini, il cui nonno, Raul Fontanelli, è morto proprio qui, un evento che ha segnato l’intera famiglia che, fino al termine della guerra, non ricevette alcuna notizia di cosa fosse accaduto. Alessio Ducci ci ha invece raccontato del padre Alberto, che nelle gallerie di Ebensee fu costretto a lavorare per un anno. Entrò nel campo a 16 anni e non ne aveva ancora 18 quando fu liberato. Pesava 27 chili. Resteranno per sempre indelebili nelle nostre menti le immagini dei corpi umiliati, straziati, sfruttati dei prigionieri di Ebensee, vittime della violenta deumanizzazione perpetrata dall’ideologia nazista.

Da anni Ebensee è legata con un gemellaggio di pace al Comune Prato, perché furono molti i pratesi deportati qui. Questo gemellaggio è stato fortemente voluto da Roberto Castellani, deportato giovanissimo a Ebensee che, da presidente dell’ANED di Prato, ebbe un ruolo determinante nella fondazione del Museo della Deportazione e Resistenza di Prato. Il Comune di Ebensee gli conferì la cittadinanza onoraria. È stato molto emozionante incontrare proprio qui la delegazione di ANED Sezione di Prato.