Sui servizi pubblici locali serve chiarezza, si rispetti la volontà popolare emersa chiaramente con il referendum sulla ripubblicizzazione dell’acqua, mentre sulla multiutility bene il no alla quotazione in borsa ma adesso il Partito apra una vera discussione su questi temi, non ci possono essere ambiguità.

Intervengo nel dibattito sulla multiutility e sull’idea di servizi pubblici locali, che sta tenendo banco anche sui giornali, perché credo sia giusto, che chi rappresenta le cittadine e i cittadini nelle istituzioni renda note le proprie posizioni su temi che interessano il territorio che si amministra.

Giudico positiva e necessaria la presa di posizione del Segretario regionale del mio Partito, Emiliano Fossi, che prima aveva “congelato” l’ipotesi della quotazione in borsa della multiutility toscana e adesso ha definitivamente chiuso le porte a quella strada che avrebbe rappresentato l’ultimo vero passo per una finanziarizzazione dei servizi pubblici locali.

Su questa vicenda credo da sempre che serva una chiara indicazione di rotta da parte della politica, da cui far discendere le scelte delle Amministrazioni che sono socie e proprietarie della nuova società, e dunque le strategie del management. Lo dico perché questa discussione, a mio avviso, è partita alla rovescia, con amministratrici e amministratori che hanno fatto alcune scelte, senza però che la politica tracciasse una rotta, senza che si aprisse, nemmeno nel nostro Partito a livello regionale, un confronto su questo tema, e senza che tutti i territori fossero coinvolti nel dibattito fin dall’inizio. Io penso che sia invece necessaria una discussione nel PD, che coinvolga poi le altre forze politiche con cui governiamo in alcuni territori e con cui mi auguro potremo governare anche in Regione. Questo percorso, ovviamente, deve prevedere anche un confronto con le parti sociali.

Credo, infatti, che sia ancora possibile fare un ragionamento complessivo sulla gestione dei servizi pubblici toscani dove tutti abbiano pari dignità, senza che ci siano territori di serie A e territori di serie B, territori che decidono e altri che in qualche modo sono costretti ad accodarsi. Questa non può essere una discussione che coinvolge da protagonista solo la Toscana centrale, come di fatto accaduto finora e non si tratta di una banale questione di campanili.

Credo inoltre che sulla gestione dei servizi pubblici toscani si possa definire un modello nostro, senza necessariamente rifarsi a quanto costruito negli anni in altre regioni, modelli che non casualmente non hanno attecchito finora nella nostra regione.

Cosi’ come penso anche che non si possa dimenticare il risultato referendario del 2011, sarebbe una mancanza di rispetto verso le cittadine e i cittadini che con molta chiarezza si sono espressi per l’acqua pubblica.

Ecco perché reputo necessario, per prima cosa, tenere fuori le società idriche dal perimetro della multiutility: sono assolutamente favorevole infatti al percorso di ripubblicizzazione del servizio idrico integrato, in particolare per quanto riguarda l’azienda del mio territorio, Acque SpA.

Come sostenuto da gran parte dei sindaci della provincia di Pisa, sono infatti favorevole, anche intraprendendo un percorso non dettato necessariamente dai tempi e dalle decisioni del Tribunale, all’acquisizione di tutte le azioni detenute oggi dal socio privato da parte dei Comuni serviti da Acque S.p.A., al fine di porre in un tempo definito le condizioni per realizzare una società interamente pubblica secondo il modello di gestione in house providing. Oggi però gli indirizzi del socio ALIA Multiutility e lo Statuto di quest’ultima, sono in contrasto con il percorso scelto dai soci pubblici di Acque S.p.A. Per questo dico che serve chiarezza e coerenza, e spetta a noi, alla politica, dimostrarne.

L’abbandono della prospettiva della quotazione in borsa della multiutility indicato dal Segretario Fossi è sicuramente un passo avanti importante nel dibattito politico.

Adesso devono seguire passaggi coerenti e concreti, a partire da atti dei Consigli dei Comuni coinvolti nella multiutility.

E serve essere coerenti anche sulla ripubblicizzazione dell’acqua. Migliorare il servizio, ridurre le perdite e gli sprechi, garantire la qualità dell’acqua, migliorare e potenziare le infrastrutture e contribuire alla sensibilizzazione sull’uso corretto e consapevole dell’acqua, considerati l’aumento dei fenomeni di siccità e il cambiamento climatico: queste secondo me sono le priorità per il servizio idrico toscano per le quali servono progetti e finanziamenti adeguati ed è stata quindi saggia la politica di reinvestimento degli utili finora adottata dall’azienda Acque S.p.A.

La presa di posizione di Emiliano Fossi che si è espresso contro la quotazione in borsa della multiutility è stata giustamente apprezzata dalla CGIL Toscana che, tramite il suo Segretario generale Rossano Rossi, ha anche suggerito la possibilità di ricorrere all’emissione di obbligazioni per finanziare così il servizio, che è cosa diversa dall’azionariato popolare ipotizzato invece da altri.

Ho letto poi con attenzione le parole del Sindaco di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi, autorevole esponente di Sinistra Italiana, e devo dire che, come spesso mi accade, le trovo interessanti e condivisibili.

Entrambi, Rossi e Falchi, hanno giustamente richiamato il tema del rispetto dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, il riconoscimento delle loro professionalità, la necessità di incentivare l’utilizzo delle energie rinnovabili e il tema della conversione ecologica e l’attenzione alle tariffe. Credo che da qui si possano trovare punti in comune per aprire finalmente una discussione politica sui servizi pubblici toscani e sulla loro gestione e, perché no, per far sì che questo possa essere uno dei punti su cui costruire il tanto evocato campo largo.

Qualcuno immagino bollera’ la mia posizione, come altre, definendole ideologiche. Rispondo in anticipo, prendendo in prestito le parole del Professor Alessandro Volpi: “su temi come i servizi pubblici, relativi a beni comuni, serve una visione ideologica”. Una linea politica chiara e perché no, anche identitaria, che dobbiamo costruire.